Ex opere operato

Ex opere operato è un'espressione latina della dottrina cattolica dei sacramenti.

Significa letteralmente "per il fatto stesso di aver fatto la cosa". Si riferisce al fatto che nei sacramenti il peccato del ministro non può inficiare il risultato dell'azione sacramentale. Per esempio, l'assoluzione sacramentale impartita da un presbitero in peccato mortale mantiene tutta la sua validità, purché il ministro abbia l'intenzione di fare quello che farebbe la Chiesa.

L'uso dell'espressione si è sviluppato nella Chiesa cattolica nell'ambito della contrapposizione con la dottrina protestante: Lutero sosteneva infatti che un sacerdote in peccato mortale non poteva amministrare i sacramenti.

Si contrappone a ex opere operantis, che al contrario afferma la necessità della santità del ministro perché il sacramentale si dia.

Tuttavia, nell'amministrazione dei sacramenti risulta fondamentale l'intenzione del ministro del sacramento: se il sacerdote non ha l'intenzione di consacrare e di rendere presente il sacrificio della Croce, la Messa non può essere validamente celebrata e non avviene alcuna transustanziazione. In modo analogo, nel sacramento del matrimonio i cui ministri sono gli stessi sposi, se manca l'intenzione di contrarre il matrimonio da parte dei coniugi, il sacramento è nullo e mai celebrato.[1]


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